Il forno a Eia esiste dal primo dopoguerra, quando ancora in campagna ognuno produceva il pane nelle proprie cucine e poi si organizzava per andare a cuocere insieme al forno una volta a settimana. Allora il forno non era gestito dalla famiglia Cudia che lo rileverà solo nel 1963 da Pietro Trolia, anche se già dal 1961 all’età di 13 anni il più giovane dei due fratelli, Giuseppe Cudia lavorava presso l’azienda imparando quel mestiere che in seguito lo porterà insieme al Fratello Luciano, formatosi anch’esso come fornaio presso Il Forno Ducale a Parma, a fare il passo decisivo rilevando l’intera attività e iniziando quell’avventura che ha portato il panificio fino i giorni nostri.
Per più di cinquant’anni ormai tutte le mattine il panificio cuoce e sforna ininterrottamente pane con quella costanza e ripetitività che contraddistingue chi sceglie di fare questo tipo di vita. Forse molti non sanno che solo dopo circa quarant’anni di ininterrotta attività il panificio ha iniziato a chiudere qualche settimana all’anno per ferie, condizione necessaria per poter rifiatare dai lunghi sacrifici fatti in passato. Questa condizione spiega come le persone che hanno speso gran parte della loro vita in quest’attività lo facessero con passione, voglia e con soddisfazione, condizioni imprescindibili per non sentire la fatica quotidiana e permettere all’attività di arrivare fino ai giorni nostri. Quest’impresa è stata possibile grazie alle energie spese non solo dai due titolari ma anche da quelle figure che vengono considerate spesso seconde file che però tali non sono, a partire dalle due mogli Marta e Aldina, da Giuliano figlio di uno dei due titolari, dal mitico e inimitabile Vincenzo Cudia (Padre dei titolari) che tutti ricordano per i suoi baffi da siciliano DOC a cavallo della sua vespa 150 con il cestone stracolmo di sacchetti del pane che scorrazza per le campagne della provincia di Parma, fino a concludere con sua moglie Ida che per anni è stata il front office della piccola rivendita in paese a EIA.
Molti poi sono state quelle persone che per periodi più o memo lunghi hanno aiutato l’azienda nei momenti di bisogno in particolare si ricorda l’impegno profuso dallo stesso Renato Pavarani (padre di Marta) che insieme a Vincenzo oltre all’aiuto effettivo nel panificio creavano in laboratorio quello spirito goliardico tipico di un tempo che oggi nostalgicamente ricordiamo. Ora nel panificio lavorano a pieno ritmo i tre soci, Giuseppe, Giuliano, e Roberto Cudia che con il supporto in alcuni momenti dell’anno di Marta continuano a rinnovare quell’esperienza iniziata ormai tanti anni fa.